Onorevoli Colleghi! - Nella nostra civiltà di massa, di urbanizzazione e «nevrosi industriale» lo sport, anzi, più correttamente, «lo svago sportivo», diviene un necessario antidoto contro la forzata vita sedentaria, contro l'estenuante e meccanica ripetizione di movimenti, contro l'angustia della malsana e inquinata vita cittadina.
Lo sport non nasce da una imposizione esterna, ma è l'impulso di libertà, è energia vitale che accetta volontariamente le regole del gioco e della competizione.
In realtà questa naturale spontaneità nel tempo è stata guastata da una graduale e aberrante trasformazione che ha fatto dello sport un fenomeno economico, pubblicitario, esaltatore del divismo e oggi, purtroppo, fenomeno di violenza.
Sembra assurdo che la cronaca, spesso e volentieri, si trasformi in cronaca nera. Oggetto centrale di questa proposta di legge non è la violenza nello sport, ma la nostra speranza è che suo scopo sia proprio la eliminazione della stessa.
Il problema nasce dall'esigenza di ricreare quella cultura sportiva oramai persa che non sia solo giornalistica, economica, spettacolare, ma miri soprattutto al recupero del concetto di sport inteso come liberazione di energie umane, momento di crescita di solidarietà e di «medicamento» per la salute.
Destinatari di questo progetto di legge sono soprattutto i giovani. Non è stato difficile per una massa di adolescenti e di giovani immaginare un modello di sport inteso come violenza, contrapposizione,
a) accertamento da parte di una commissione appositamente istituita e nominata dal Ministro per i beni e le attività culturali di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il CONI, dei requisiti richiesti;
b) possibilità per i prescelti di partecipare gratuitamente (viaggio, vitto e alloggio compresi) alle manifestazioni sportive.
La proponente si augura che gli onorevoli colleghi vogliano comprendere le motivazioni di fondo che hanno determinato l'intervento normativo: educare alla corretta fruizione dello sport contribuisce, certamente, ad educare al rispetto di se stessi e degli altri.